agosto 24, 2010
Due buone notizie
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Due notizie importanti sul fronte della riduzione della produzione di
rifiuti e “due calci negli stinchi” agli amici degli inceneritori.
Il Ministero della salute con il Decreto 19 maggio 2010 n 113 ha
autorizzato,  a partire dal 5 agosto 2010, l’uso di PET riciclato per la
produzione di nuovi imballaggi contenenti alimenti.
Il PET ( Poli Etilen Tereftalato) è il polimero usato per le bottiglie di
acqua, bevande gasate, latte. In Italia ogni anno oltre 300.000 tonnellate
di questi imballaggi, subito dopo l’uso, diventa rifiuto, con la felicità
dei gestori di inceneritori , visto l’alto potere calorifico di questo
polimero.
Grazie al Decreto, si apre un nuovo e più remunerativo mercato al PET post
consumo; oltre a maglie in “Pile”, le bottiglie raccolte in modo
differenziato possono ritornare a diventare bottiglie, un processo di
rilevate interesse economico per le aziende del settore.
La prima azienda italiana ad immettere in commercio bottiglie realizzate in
parte con PET riciclato sarà la San Pellegrino.
Questa decisione si affianca ad un precedente “sdoganamento”, avvenuto
qualche anno fa, e che ha riguardato le cassette per frutta e verdura  in
polietilene,  un altro prodotto “usa e getta”  che viene sottratto alla
“cremazione” obbligata.
Anche in questo caso motivi igienici non documentati  ne vietavano il riuso,
ma studi dell’Istituto Superiore di Sanità hanno escluso ogni pericolo a
patto che le cassette in polietilene siano separate alla fonte con  una
raccolta differenziata di qualità.
E qui viene “a fagiolo” una bella idea di una grande azienda, la “San
Benedetto” , che ha siglato un accordo con alcuni supermercati  che si sono
organizzati per raccogliere direttamente dalle mani dei loro clienti, al
momento del loro ingresso,  le bottiglie usate in PET.
In cambio i cittadini riceveranno  punti fedeltà per ogni botttiglia
consegnata che potranno utilizzare  per i loro acquisti.
Non esistono limiti al fatto che iniziative di questo tipo si estendano a
tutta la grande distribuzione nazionale ( ci piacerebbe sentire che fa la
COOP) che certamente ha personale e spazi da dedicare a questa iniziativa.
So per certo che i produttori nazionali di PET sono pronti a ritrattare
nelle loro aziende tutto il PET post consumo che possa derivare da queste
raccolte di qualità  le quali avranno un costo bassissimo, visto che
lavaggio,  selezione,  raccolta e trasporto saranno a carico dei cittadini.
Ricordo infine che per una tonnellata di PET monomateriale raccolto con
questo sistema il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) riconosce un
contributo di 314 euro, più che sufficienti per pagare i costi per i punti
fedeltà e il trasporto al riutilizzatore finale.
E ogni tonnellata di PET riutilizzato sarà una tonnellata in meno di ottimo
combustibile sottratto ai “crematori con recupero energetico”.

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