febbraio 23, 2011

Incontro Vita Incenerita

Serata Oriani065

febbraio 23, 2011

Le nuove generazioni non ci perdoneranno questo suicidio ambientale

«Sembra che i tantissimi giovani presenti venerdì sera a riempire la Sala Oriani di Bagnacavallo si fossero dati appuntamento inviandosi mentalmente e reciprocamente la celebre frase del compianto Prof. Tomatis, insigne oncologo e ricercatore di fama mondiale. Un ennesimo convegno informativo portato avanti dalle due liste civiche di Bagnacavallo Insieme e Libera Russi, coadiuvate dalla indispensabile presenza dell’Associazione Clan-Destino» dichiara Paolo Randi di Bagnacavallo Insieme.

«Sotto lo sguardo grave ed autorevole degli storici personaggi ritratti negli antichi dipinti della celebre sala del ‘300, si è parlato, con i medici specialisti presenti, dei danni alla salute dovuti all’inquinamento. In un territorio, l’Emilia Romagna, che risulta, assieme a Piemonte, Lombardia e Veneto, fra i più inquinati del pianeta. E soprattutto nella Provincia di Ravenna dove le due cittadine di Russi e Bagnacavallo dovrebbero sopportare, nei prossimi anni, l’ecomostro della Centrale a biomasse da 30 MegaWatt di potenza, che dovrebbe essere costruita nella zona ex Eridania, a cavallo del fiume Lamone».

«Dati scientifici pubblicati dalle più importanti riviste mediche mondiali, esposti con grande passione da una esile ma agguerrita Dott.ssa Patrizia Gentilini, oncoematologa, hanno dimostrato ad un attento pubblico quelle che sono le reali conseguenze a livello sanitario di un’esposizione alle sostanze tossiche emesse dagli impianti di incenerimento. Studi recenti hanno confermato quanto siano in crescita soprattutto tra i bambini, che sono i soggetti più deboli, le gravi patologie derivanti dall’inquinamento ambientale. L’inceneritore di biomasse produce anche diossina e altre sostanze estremamente pericolose per la salute».

«Non lo dicono le associazioni che continuamente vengono tacciate di essere terroristi dell’informazione e di procurare allarmismi fra la popolazione, ma lo espongono i progetti di questi impianti e lo confermano gli studi scientifici e medici. Il progetto PowerCrop riporta i seguenti valori: Ossidi di Azoto Nox 630 kg/giorno,ossidi di zolfo SO2 315 kg/giorno, polveri PTS 63 kg/giorno, acido cloridrico HCL 63 kg/giorno, monossido di carbonio 818 kg/giorno, ammoniaca NH3 21 kg/giorno. Inoltre: diossine, IPA, PCB, metalli pesanti* (dati da progetto PowerCrop)».

«Smentendo in maniera categorica chi afferma che le biomasse lignee bruciano senza inquinare l’atmosfera, parole di una classe politica che pare essere sempre più distante dalle esigenze dei cittadini e sempre più a fianco degli “affaristi”. Un rinnovato e sentito “benvenuto” ai tantissimi giovani che stanno prendendo coscienza di questo metodo di fare politica. Ora tocca a loro. Necessitano infatti i soldati e i generali in questa dura guerra contro i politicanti da strapazzo che stanno distruggendo il nostro futuro e le nostre Città».

http://www.lugonotizie.it/main/index.php?id_pag=91&id_blog_post=5309

febbraio 23, 2011

Voli radioattivi: all’uranio impoverito

Atterrano e decollano in Italia: migliaia di chilogrammi di uranio impoverito volano ogni giorno sulle nostre teste. La stima è per difetto perché non include velivoli militari della Nato, l’Est europeo e compagnie aeree di mezzo mondo. «Per molti anni è stato usato uranio impoverito su aerei ed elicotteri», segnalava già in una circolare del dicembre 1984, la Federal Aviation Administration (l’ente americano per la sicurezza del volo), raccomandando le precauzioni da seguire in caso di incidente.
Per quale ragione? “Il ‘depleted uranium’ ha un peso specifico quasi doppio rispetto al piombo e quindi consente di avere grossi pesi in spazi ridotti” spiega il  Massimo Zucchetti, docente al Politecnico di Torino.

Il metallo del  ‘disonore’ è ottenuto come scarto dall’estrazione dell’uranio 235, utilizzato come combustibile nelle centrali nucleari. Seppure impoverito, tuttavia, l’uranio resta pericoloso. Il suo tempo di dimezzamento è pari a 4,4 miliardi di anni. «In caso di impatto, l’uranio impoverito tende a  infiammarsi, creando una nuvola di polvere di ossido d’uranio. Se ingerito, inalato o incorporato l’uranio 238 attacca renipolmoni efegato causando danni alle cellule con un aumento del rischio di cancro» scrive il professor Zucchetti.

Continua a leggere su: http://costruendo.lindro.it/2011/02/18/voli-radioattivi-all’uranio-impoverito/

febbraio 23, 2011

V-day 2 Russi

febbraio 23, 2011

Gassificatore di biomasse – un progetto da rigettare

Il progetto di una centrale a biomassa a Roncalceci,  presentato dalla CTS. Ditta di trasporti, ci lascia sempre piu’ perplessi .Le note tecniche contenute nel progetto,  sembrano essere parziali e lacunose in molte parti. Il proponente dichiara che l’impianto dovrebbe utilizzare “prevalentemente” biomasse legno cellulosiche  derivate da coltivazioni agricole locali al fine di produrre energia elettrica”, reperite grazie alla stesura di contratti che peraltro, film gia’ visto per altri impianti,  vengono menzionati ma non allegati.  Riteniamo che la presentazione a priori dei contratti a giustificazione della filiera corta debba essere condizione indispensabile prima del rilascio di ogni eventuale autorizzazione.

Desideriamo ricordare ancora una volta, che  la normativa vigente in Italia inserisce tra le biomasse anche il cosiddetto CDR Q (combustibile da rifiuti di qualita’ e , a questo proposito si rileva che la ditta proponente , gia’ nella scorsa estate aveva presentato un progetto simile nel quale veniva dichiarato esplicitamente  che si sarebbe fatto uso di alcune tipologie di rifiuti per i quali venivano indicati  anche i codici CER. Tale attivita’  avrebbe permesso cosi’ di ottimizzare i costi di gestione, evitando quindi i  rientri degli automezzi a “vuoto”.

L’attivita’ di trasporti   effettuata quindi in Italia e all’estero e nei vari porti potrebbe quindi “facilitare” l’approvigionamento di combustibile da conferire nell’impianto di gassificazione di Roncalceci. Tele tecnologia, che prevede la formazione di gas di sintesi  (syngas) a seguito della combustione a circa 400 gradi delle “biomasse” e’ di fatto ancora “giovane” e pochi sono gli impianti costruiti in Italia. Di certo siamo critici relativamente all’alta efficienza dichiarata dal proponente. L’impianto dovrebbe sorgere nell’area artigianale di Roncalceci, area gia’ alluvionata nel 1996 e nei pressi di un sito ad alto rischio di incidente rilevante, il consorzio agrario, particolare che pare non essere mai esplicitato e, a nostro parere, non trascurabile, in quanto, come gia’ detto, nell’impianto CTS, distante poche decine di metri,  verrebbe  prodotto del gas. Altre sono le criticita’ che pare siano contenute nel progetto:

  • la maggior parte dell’energia prodotta sara’ destinata alla vendita e non all’autoconsumo, come invece previsto dalle norme.
  • Si menziona il teleriscaldamento, ma  non si dichiara chi dovra’ accollarsi l’onere della costruzione della rete
  • La materia prima dovrebbe essere conservata in cumuli coperti da teli di plastica. Facile pensare che questa si degradi e che provochi cattivi odori,  eventualita’ mai considerata
  • Il progetto prevede  macchinari che vengono usati  anche per il trattamento di rifiuti
  • Nel progetto non viene mai tenuta in considerazione , oltre agli altri inquinanti la produzione di polveri, micro polveri e  diossina
  • Nel processo  di pirolisi si formano dei catrami  che diventano loro stessi combustibile, andando ad aumentare le emissioni
  • Il processo di combustione produce polvere di  carbone (10% della biomassa) che, prima di essere riutilizzato come combustibile, dovrebbe essere stoccata all’esterno, peraltro, pare senza protezione alcuna e che potrebbe essere dispera dal vento Si ricorda la pericolosita’ del carbone e delle malattie correlate
  • Aumento del traffico indotto finalizzato all’approvvigionamento. Dichiarati 500 camion per 12.400 ton/anno. La quantita’ potrebbe aumentare a seconda del valore dell’umidita’ della biomassa. Il  traffico ricadrebbe sulla viabilita’ dei paesi limitrofi ed interesserebbe la Ravegnana, una delle strade piu’ pericolose d’Italia
  • Ingente la quantita’  di cenere prodotta definita “pulita”  ,quantita’  peraltro non dichiarata nel progetto e destinata in agricoltura. Nel progetto pare non si tenga del traffico dei mezzi destinato a questa operazione.
  • Nel progetto pare non venga previsto alcun sistema di filtraggio  degli inquinanti (contenimento) prima del punto di emissione a camino
  • Emissioni inquinanti potrebbero ricadere sulle colture agricole di qualita’ , andando ad inficiare i marchi  Dop , Doc  Igp  Eurepgap…ecc. anche la grande  distribuzione  chiede ai produttori agricoli se nelle vicinanze delle loro aziende vi e la presenza di inceneritori, discariche   ecc.
  • Nessuna ricaduta occupazionale. Previsto un addetto per 2 ore al giorno, in quanto l’impianto sarebbe computerizzato, a fronte  pare di oltre 2.300.000 euro di introiti  incamerati  grazie alla vendita dell’energia prodotta.
  • L’impianto dovrebbe produrre circa 1Mw di potenza elettrica. Si segnala che e’ stato richiesto allaccio alla rete elettrica con un cavo che potrebbe trasportare  una tensione molto maggiore, pare 12 /14 Mw. Cio’  potrebbe far pensare ad una ipotetica  successiva volonta’ di potenziamento dell’impianto o forse, di altri impianti di produzione di energia elettrica magari con caratteristiche differenti (olio vegetale o latre attivita’ correlata?), tesi peraltro avvalorata dall’estensione e dalla dimensioni del  capannone (m80xm35xh15m)  e di una ulteriore tettoia , edifici sovrastimati per il progetto attuale.  Edificio di tali dimensioni,  modificherebbe lo skyline  ed il paesaggio rurale tipico del nostro territorio
  • L’impianto dovrebbe funzionare 24 h  al giorno con presenza di tramogge e scippatrice che genererebbero rumore costante. Perplessta’ anche sulla relazione  acustica  allegata al progetto.

Apprezzata la forte presa di posizione della Circoscrizione di Roncalceci nei confronti di questo progetto. Si ricorda  che entro il 27 febbraio i cittadini potranno presentare le  loro osservazioni recapitandole  alla provincia di Ravenna, protocollandole ufficialmente o tramite la Circoscrizione di Roncalceci, avendo cura di inserire nel testo:  “Osservazioni presentate da soggetto nei confronti dei quali il provvedimento finale e’ destinato a produrre effetti diretti”  (7 c.1 l.241/90) e comunque di soggetto portatore di interessi privati cui puo’ derivare un pregiudizio dal provvedimento (art.9 l.241/90.

Siamo a disposizione dei cittadini per approfondimenti e chiarimenti in merito.

febbraio 23, 2011

Gassificatore, “così faremo ricredere gli scettici”

VERBANIA – Intervista a Nicola Deiana, general manager della Pyromex Italia, azienda che realizzerà un impianto pilota a biomasse a Santino

L’idea iniziale era di realizzare il gassificatore all’Alpe Ompio, vicino ai boschi che dovevano alimentarlo, per rendere più semplice l’approvvigionamento. “Poi – spiega Nicola Deiana, general manager di Pyromex Italia – per problemi di vincoli abbiamo deciso di spostarci nell’area industriale di Santino (per i locali la zona dove sorgeva la Tubor, sulla riva del torrente San Bernardino, ndr), dove ci installeremo in un capannone industriale”.

Ma che cos’è un gassificatore?

“Può essere alimentato con qualsiasi tipo di rifiuto. Noi a Santino e Druogno useremo però solo legna e scarti boschivi. Si porta elettricamente il materiale a una temperatura di mille gradi. Il risultato è del gas combustibile che viene lavato dopo shock termico con lavaggio acido e basico e immagazzinato in una cisterna”

Come utilizzerete il gas?

“A Santino l’idea è di utilizzare dei motori per produrre energia elettrica e termica, la seconda non essendoci teleriscaldamento la useremo per produrre pellet. A Druogno pensiamo di installare dei macchinari anche per la produzione di idrogeno, energia pulita”

Che potenza produrrà?

“Partiremo con 200 kW, l’impianto si ammortizza con 350 kw, ma potrebbe arrivare al massimo 6-700 kW”

Quello di Druogno sarà un impianto comunale, a Santino?

“No, sarà di una società agricola srl, proprietaria dei boschi, che si trovano all’Alpe Ompio, che riforniranno l’impianto di biomasse”

Che residui si avranno?

“Dalla gassificazione resta un materiale inerte, circa il 4-8 per cento della bio massa, che può essere utilizzato per pavimentazioni oppure smaltito in discarica come rifiuto inerte. Poi con l’abbattimento di temperatura si cristallizzano eventuali metalli pesanti presenti come piombo e zinco, se in quantità possono essere rivenduti come metalli, altrimenti vengono smaltiti come rifiuti”.

Che emissioni si avranno?

“Non ce ne sono. Non c’è nessun camino. Non c’è bisogno di nessun filtro perché non c’è combustione. Le uniche emissioni che ci sono riguardano l’eventuale utilizzo di motori, comunque certificati, per la produzione di energia dal gas combustibile ottenuto dalla gassificazione”

Brucerete anche rifiuti urbani?

“No. Anche se teoricamente è possibile farlo. Abbiamo 23 certificazioni ambientali a livello europeo e tedesco che ci consentirebbero di farlo”

Esistono già impianti del genere in Italia?

“No. La casa madre è svizzera. E abbiamo un impianto funzionante all’aeroporto di Monaco in Germania. In Italia oltre ai due nel Vco ne realizzeremo in provincia di Parma e in Sicilia. Quelli del Vco vorremmo fossero degli impianti vetrina per dimostrare praticamente come la nostra tecnologia può essere impiantata anche vicino a un ospedale perché non ha emissioni. Capisco la diffidenza di chi è scettico, per questo l’unico modo per provare la bontà di questa tecnologia è mostrarla all’opera. La creazione di piccoli gassificatori eviterebbe tutto il traffico generato dai camion dei rifiuti, piché potrebbero essere smaltiti in loco”

Quando entreranno in funzione?

“Penso che in un paio di mesi saremo pronri a installare l’impianto di Santino, per quello di Druogno ci vorrà un mese o due in più”


http://www.verbanianews.it/notizie/fatti/economia-lavoro/6480-gassificatore-qcosi-faremo-ricredere-gli-scetticiq

febbraio 23, 2011

Roncalceci, “Impianto preoccupante per una serie di motivi”

“L’installazione di un impianto di produzione di energia rinnovabile nel Pip è preoccupante per una serie di problemi, quali quelli correlati alla mobilità, ai rumori, alle polveri-fumi, alla limitazione delle colture adiacenti all’eventuale impianto e, per contro, pare non emergere nessun beneficio per i cittadini”. L’opinione della Circoscrizione di Roncalceci, riportata in un documento approvato all’unanimità, è molto chiara sulla centrale a biomasse da 990 chilowatt che potrebbe sorgere in via Stagnino, tra Roncalceci e San Pietro in Trento. ”Si chiede agli organi competenti alla trattazione dell’autorizzazione di creare tutte le condizioni affinchè durante l’iter procedurale sia costantemente informato il Consiglio di Circoscrizione che, a sua volta, cercherà di tenere sempre informati i cittadini residenti a tal riguardo. Il consiglio ha anche invitato i residenti interessati a presentare osservazioni e a rivolgersi alla Circoscrizione (il termine ultimo è il 27 febbraio)”. La liceità della richiesta autorizzativa, da parte del proponente per l’impianto a biomasse, la Cts, è al vaglio di una conferenza di servizio composta da tecnici.

http://www.ravenna24ore.it/news/ravenna/0013491-roncalceci-impianto-preoccupante-una-serie-motivi

febbraio 23, 2011

Russi, palazzo San Giacomo su Rai 3

Ancora un momento di gloria e di notorietà per palazzo San Giacomo e tutta l’area comprendente la villa romana e la zona a protezione ambientale speciale europea SIC ZPS: il sito è risultato il più segnalato in regione nell’ambito dell’iniziativa del FAI, “I luoghi del cuore” e 27esimo a livello i nazionale. “Tale risultato e’ stato possibile – spiegano le attiviste – anche grazie all’operazione di marketing e promozione messa in campo da Roberta Babini e Cinzia Pasi del Clan-destino”.

“L’associazione onlus dal 2006 si batte contro la costruzione di un enorme inceneritore di biomasse che vorrebbero far sorgere a meno di 150 metri da questo palazzo. Per raggiungere lo scopo l’associazione ha coinvolto personaggi illustri del mondo dello spettacolo e della cultura:dal grande pianista Francesco Nicolosi, alla Sig.ra Cristina Mazzavillani Muti, fino al premio Nobel Dario Fo che a settembre ha visitato personalmente Palazzo San Giacomo e la villa Romana e , traendo ispirazione dagli splendidi affreschi, ha creato appositamente per l’occasione una serie di stampe numerate”.

“Per tutte le persone che amano l’arte, che ritengono che la salvaguardia del territorio e dei beni culturali venga avanti a tutto, divenendo anche occasione di sviluppo e di occupazione , l’appuntamento imperdibile e’ per giovedi’ 17 febbraio alle ore 7.30 in diretta all’interno della trasmissione “Buongiorno Regione”, RAI 3 Emilia-Romagna”.

http://www.romagnaoggi.it/ravenna/2011/2/16/185644/

febbraio 23, 2011

Palazzo San Giacomo primo “Luogo del cuore” in E.R.

Il giorno 25 gennaio si è tenuta a Milano la conferenza stampa indetta dal FAI Fondo Ambiente Italiano per ufficializzare i vincitori della 5^ edizione del censimento “I luoghi del cuore” . Qui si sono dati appuntamento personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo ed imprenditoria. Anche l’associazione Clan-Destino ha ricevuto l’invito per presenziare alla manifestazione in quanto promotore nella divulgazione dell’iniziativa per la valorizzazione di Palazzo San Giacomo-Villa Romana e Area naturalistica circostante sottoposta a tutela ambientale europea.

“Mai come in questa edizione la partecipazione è stata travolgente ed appassionata, una testimonianza senza precedenti dell’amore che tante, tantissime persone provano per lo splendido patrimonio d’arte, natura e paesaggio del nostro Paese – dichiarano dall’associazione Clan-Destino -. In totale sono stati segnalati 14mila beni in tutta Italia fra cui chiese, edifici, luoghi sacri, palazzi, castelli, ville, aree naturali, monumenti. Tanti splendidi luoghi, più o meno noti, che si sono guadagnati un posto speciale nel cuore degli italiani. Con oltre 4.000 segnalazioni di preferenza i gioielli di Russi hanno letteralmente sbaragliato la “concorrenza” piazzandosi al primo posto tra i luoghi carichi di suggestione, d’arte e di cultura dell’intera Emilia Romagna”.

“Per i cittadini di Russi si tratta di un importante riconoscimento di cui esserne orgogliosi. Il FAI, sempre pronto ad intervenire in maniera concreta, ha catalogato rendendo pubbliche le segnalazioni dei cittadini, con l’impegno di sollecitare le istituzioni nazionali e gli enti locali ad attivarsi in prima persona e, dove possibile, impegnandosi nei progetti di recupero e valorizzazione e soprattutto tutela dei beni più segnalati. Questo importante risultato conferma quanto sia importante preservare il Nobile Palazzo dall’aggressione del Polo Energetico che vorrebbero far sorgere sulle ceneri dell’Ex Eridania”.

“Tale traguardo raggiunto rafforza maggiormente le motivazioni che ci hanno spinto ad inoltrare una diffida tramite ufficiale giudiziario al Presidente della Regione Vasco Errani e al funzionario dell’Ufficio di VIA Dott. Alessandro di Stefano a rilasciare ogni qualsivoglia autorizzazione alla costruzione dell’inceneritore di biomasse prima di aver attuato le direttive contenute all’interno del Decreto 10 settembre 2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” pubblicato in G.U. in data 18 settembre 2010. All’Art. 17 tale Decreto prevede l’individuazione da parte delle Regioni di aree non idonee per l’installazione delle varie tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili, e nello specifico detta dei criteri per l’individuazione delle aree non idonee attraverso un’apposita istruttoria avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico artistico, delle tradizioni agro-alimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale”.

“In particolare all’interno del Decreto vengono elencate alcune tipologie di aree che identificano obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento di specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti quali le zone all’interno di coni visuali la cui immagine e’ storicizzata, i luoghi anche in termini di notorietà internazionale e di attrattività turistica, le zone situate in prossimità di parchi archeologici, le aree contermini ad emergenze di particolare interesse culturale, storico e/o religioso”.

“Rientrano anche nell’elenco le aree naturali protette ai diversi livelli (nazionale, regionale, locale) istituite ai sensi della Legge 394/91 ed inserite nell’Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette, le zone umide, le aree incluse nella Rete Natura 2000 SIC/ZPS e le aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di Qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale caratterizzate da un’elevata capacità d’uso del suolo; Clan-Destino ha così chiesto alla Regione una MORATORIA nell’approvazione di progetti in corso di autorizzazione che interessano siti con tali caratteristiche: elementi tanto evidenti sul nostro territorio che consentirebbero a tutta l’area del Palazzo di San Giacomo di entrare a pieno titolo fra i siti incompatibili indicati nei criteri del Decreto”.

Di seguito collegamento con filmato realizzato per l’iniziativa, presente anche nel Blog di Beppe Grillo http://www.youtube.com/watch?v=C2HuuB0Zqpk


http://lugonotizie.it/main/index.php?id_pag=133&id_blog_post=5132

febbraio 15, 2011

Cialde del caffè non riciclabili: Capannori chiama Lavazza risponde!

Dopo la Lettera di Capannori alla Lavazza sul problema delle cialde del caffè monouso non reciclabili, dopo il servizio di Repubblica e della trasmissione radiofonica Caterpillar, Lavazza risponde e organizza un incontro.

capsule_lavazza

CAPSULE DA CAFFE’ ‘USA E GETTA’:  LA LETTERA APERTA ALLA LAVAZZA DA’ I PRIMI RISULTATI.
Presto potrebbe nascere anche il caffè ‘ecologico’.   La lettera aperta che alcune settimane fa il Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori ha inviato alla Lavazza con la richiesta di avviare un confronto per la ‘riprogettazione’ delle capsule di caffè ‘usa e getta’, che attualmente non sono riciclabili, sembra infatti dare i primi risultati.
Presto gli amministratori capannoresi e i rappresentanti del team del centro di ricerca sui rifiuti che ha compiuto lo studio sulle capsule, coordinato da Rossano Ecolini, potrebbero incontrarsi con l’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari (Aiipa) di cui fa parte anche la Lavazza, nella sede dell’Innovation Center di Torino realizzato dalla Lavazza  come centro nevralgico dei tutte le sue attività di ricerca, in primis la ricerca ambientale. L’importante azienda torinese ha accolto con grande disponibilità la sollecitazione giunta da Capannori con una lettera indirizzata al sindaco, Giorgio Del Ghingaro, all’assessore all’ambiente Alessio Ciacci e a Rossano Ercolini.
Proprio l’Aiipa infatti, che rappresenta il gruppo merceologico chiamato in causa da Capannori e quindi anche altre aziende del comparto caffè, ha creato un gruppo di lavoro su questi temi da tempo impegnato, così come la stessa Lavazza, sul fronte della ricerca di innovazioni tecnologiche che riducano sensibilmente l’impatto ambientale di tutti i materiali di imballaggi e quindi anche delle capsule in questione.
“Sarebbe  un’opportunità davvero molto importante per l’amministrazione comunale e per tutta la nostra comunità, che con così tanto impegno ha collaborato all’ottima riuscita della raccolta ‘porta a porta’ e alla riduzione dei rifiuti – commenta il sindaco, Giorgio Del Ghingaro -. Il nostro centro di ricerca sta continuando a lavorare su questa questione e alcuni giorni fa il responsabile internazionale della strategia ‘Rifiuti Zero’ Paul Connet è venuto a Capannori proprio per darci il suo prezioso e imprenscindibile contributo. Nel ringraziare la Lavazza per la disponibilità dimostrata, ci auguriamo quindi  di poter incontrare  quanto prima l’Aiipa e che possa nascere una collaborazione proficua  per la salvaguardia dell’ambiente e la qualità della vita di tutti noi”.

Il ‘caso studio’
Da alcuni mesi con l’istituzione del Centro di Ricerca rifiuti zero coordinato da Rossano Ercolini l’azione dell’amministrazione comunale di Capannori  si sta concentrando sul rifiuto residuo, quello cioè non differenziabile proprio come le capsule del caffè, sulle quali il centro ha realizzato un ‘caso studio’ dal quale emerge che ogni anno in Italia si consuma 1 miliardo di capsule da caffè ‘usa e getta’ (il 10 % di quante ne  vengono consumate nel mondo) e che a Capannori, ipotizzando che rientri nella media nazionale, ogni anno se ne  consumano 750 mila, corrispondenti a 9 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
Per realizzare un chilogrammo di capsule di caffè  usa e getta occorrono 4 kg di acqua, 2 kg di petrolio e 22 Kw di energia elettrica”.

http://www.ciaccimagazine.org/?p=4783