febbraio 23, 2011

Russi, palazzo San Giacomo su Rai 3

Ancora un momento di gloria e di notorietà per palazzo San Giacomo e tutta l’area comprendente la villa romana e la zona a protezione ambientale speciale europea SIC ZPS: il sito è risultato il più segnalato in regione nell’ambito dell’iniziativa del FAI, “I luoghi del cuore” e 27esimo a livello i nazionale. “Tale risultato e’ stato possibile – spiegano le attiviste – anche grazie all’operazione di marketing e promozione messa in campo da Roberta Babini e Cinzia Pasi del Clan-destino”.

“L’associazione onlus dal 2006 si batte contro la costruzione di un enorme inceneritore di biomasse che vorrebbero far sorgere a meno di 150 metri da questo palazzo. Per raggiungere lo scopo l’associazione ha coinvolto personaggi illustri del mondo dello spettacolo e della cultura:dal grande pianista Francesco Nicolosi, alla Sig.ra Cristina Mazzavillani Muti, fino al premio Nobel Dario Fo che a settembre ha visitato personalmente Palazzo San Giacomo e la villa Romana e , traendo ispirazione dagli splendidi affreschi, ha creato appositamente per l’occasione una serie di stampe numerate”.

“Per tutte le persone che amano l’arte, che ritengono che la salvaguardia del territorio e dei beni culturali venga avanti a tutto, divenendo anche occasione di sviluppo e di occupazione , l’appuntamento imperdibile e’ per giovedi’ 17 febbraio alle ore 7.30 in diretta all’interno della trasmissione “Buongiorno Regione”, RAI 3 Emilia-Romagna”.

http://www.romagnaoggi.it/ravenna/2011/2/16/185644/

febbraio 23, 2011

Palazzo San Giacomo primo “Luogo del cuore” in E.R.

Il giorno 25 gennaio si è tenuta a Milano la conferenza stampa indetta dal FAI Fondo Ambiente Italiano per ufficializzare i vincitori della 5^ edizione del censimento “I luoghi del cuore” . Qui si sono dati appuntamento personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo ed imprenditoria. Anche l’associazione Clan-Destino ha ricevuto l’invito per presenziare alla manifestazione in quanto promotore nella divulgazione dell’iniziativa per la valorizzazione di Palazzo San Giacomo-Villa Romana e Area naturalistica circostante sottoposta a tutela ambientale europea.

“Mai come in questa edizione la partecipazione è stata travolgente ed appassionata, una testimonianza senza precedenti dell’amore che tante, tantissime persone provano per lo splendido patrimonio d’arte, natura e paesaggio del nostro Paese – dichiarano dall’associazione Clan-Destino -. In totale sono stati segnalati 14mila beni in tutta Italia fra cui chiese, edifici, luoghi sacri, palazzi, castelli, ville, aree naturali, monumenti. Tanti splendidi luoghi, più o meno noti, che si sono guadagnati un posto speciale nel cuore degli italiani. Con oltre 4.000 segnalazioni di preferenza i gioielli di Russi hanno letteralmente sbaragliato la “concorrenza” piazzandosi al primo posto tra i luoghi carichi di suggestione, d’arte e di cultura dell’intera Emilia Romagna”.

“Per i cittadini di Russi si tratta di un importante riconoscimento di cui esserne orgogliosi. Il FAI, sempre pronto ad intervenire in maniera concreta, ha catalogato rendendo pubbliche le segnalazioni dei cittadini, con l’impegno di sollecitare le istituzioni nazionali e gli enti locali ad attivarsi in prima persona e, dove possibile, impegnandosi nei progetti di recupero e valorizzazione e soprattutto tutela dei beni più segnalati. Questo importante risultato conferma quanto sia importante preservare il Nobile Palazzo dall’aggressione del Polo Energetico che vorrebbero far sorgere sulle ceneri dell’Ex Eridania”.

“Tale traguardo raggiunto rafforza maggiormente le motivazioni che ci hanno spinto ad inoltrare una diffida tramite ufficiale giudiziario al Presidente della Regione Vasco Errani e al funzionario dell’Ufficio di VIA Dott. Alessandro di Stefano a rilasciare ogni qualsivoglia autorizzazione alla costruzione dell’inceneritore di biomasse prima di aver attuato le direttive contenute all’interno del Decreto 10 settembre 2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili” pubblicato in G.U. in data 18 settembre 2010. All’Art. 17 tale Decreto prevede l’individuazione da parte delle Regioni di aree non idonee per l’installazione delle varie tipologie di impianti alimentati da fonti rinnovabili, e nello specifico detta dei criteri per l’individuazione delle aree non idonee attraverso un’apposita istruttoria avente ad oggetto la ricognizione delle disposizioni volte alla tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico artistico, delle tradizioni agro-alimentari locali, della biodiversità e del paesaggio rurale”.

“In particolare all’interno del Decreto vengono elencate alcune tipologie di aree che identificano obiettivi di protezione non compatibili con l’insediamento di specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti quali le zone all’interno di coni visuali la cui immagine e’ storicizzata, i luoghi anche in termini di notorietà internazionale e di attrattività turistica, le zone situate in prossimità di parchi archeologici, le aree contermini ad emergenze di particolare interesse culturale, storico e/o religioso”.

“Rientrano anche nell’elenco le aree naturali protette ai diversi livelli (nazionale, regionale, locale) istituite ai sensi della Legge 394/91 ed inserite nell’Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette, le zone umide, le aree incluse nella Rete Natura 2000 SIC/ZPS e le aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di Qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale caratterizzate da un’elevata capacità d’uso del suolo; Clan-Destino ha così chiesto alla Regione una MORATORIA nell’approvazione di progetti in corso di autorizzazione che interessano siti con tali caratteristiche: elementi tanto evidenti sul nostro territorio che consentirebbero a tutta l’area del Palazzo di San Giacomo di entrare a pieno titolo fra i siti incompatibili indicati nei criteri del Decreto”.

Di seguito collegamento con filmato realizzato per l’iniziativa, presente anche nel Blog di Beppe Grillo http://www.youtube.com/watch?v=C2HuuB0Zqpk


http://lugonotizie.it/main/index.php?id_pag=133&id_blog_post=5132

febbraio 15, 2011

Cialde del caffè non riciclabili: Capannori chiama Lavazza risponde!

Dopo la Lettera di Capannori alla Lavazza sul problema delle cialde del caffè monouso non reciclabili, dopo il servizio di Repubblica e della trasmissione radiofonica Caterpillar, Lavazza risponde e organizza un incontro.

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CAPSULE DA CAFFE’ ‘USA E GETTA’:  LA LETTERA APERTA ALLA LAVAZZA DA’ I PRIMI RISULTATI.
Presto potrebbe nascere anche il caffè ‘ecologico’.   La lettera aperta che alcune settimane fa il Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori ha inviato alla Lavazza con la richiesta di avviare un confronto per la ‘riprogettazione’ delle capsule di caffè ‘usa e getta’, che attualmente non sono riciclabili, sembra infatti dare i primi risultati.
Presto gli amministratori capannoresi e i rappresentanti del team del centro di ricerca sui rifiuti che ha compiuto lo studio sulle capsule, coordinato da Rossano Ecolini, potrebbero incontrarsi con l’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari (Aiipa) di cui fa parte anche la Lavazza, nella sede dell’Innovation Center di Torino realizzato dalla Lavazza  come centro nevralgico dei tutte le sue attività di ricerca, in primis la ricerca ambientale. L’importante azienda torinese ha accolto con grande disponibilità la sollecitazione giunta da Capannori con una lettera indirizzata al sindaco, Giorgio Del Ghingaro, all’assessore all’ambiente Alessio Ciacci e a Rossano Ercolini.
Proprio l’Aiipa infatti, che rappresenta il gruppo merceologico chiamato in causa da Capannori e quindi anche altre aziende del comparto caffè, ha creato un gruppo di lavoro su questi temi da tempo impegnato, così come la stessa Lavazza, sul fronte della ricerca di innovazioni tecnologiche che riducano sensibilmente l’impatto ambientale di tutti i materiali di imballaggi e quindi anche delle capsule in questione.
“Sarebbe  un’opportunità davvero molto importante per l’amministrazione comunale e per tutta la nostra comunità, che con così tanto impegno ha collaborato all’ottima riuscita della raccolta ‘porta a porta’ e alla riduzione dei rifiuti – commenta il sindaco, Giorgio Del Ghingaro -. Il nostro centro di ricerca sta continuando a lavorare su questa questione e alcuni giorni fa il responsabile internazionale della strategia ‘Rifiuti Zero’ Paul Connet è venuto a Capannori proprio per darci il suo prezioso e imprenscindibile contributo. Nel ringraziare la Lavazza per la disponibilità dimostrata, ci auguriamo quindi  di poter incontrare  quanto prima l’Aiipa e che possa nascere una collaborazione proficua  per la salvaguardia dell’ambiente e la qualità della vita di tutti noi”.

Il ‘caso studio’
Da alcuni mesi con l’istituzione del Centro di Ricerca rifiuti zero coordinato da Rossano Ercolini l’azione dell’amministrazione comunale di Capannori  si sta concentrando sul rifiuto residuo, quello cioè non differenziabile proprio come le capsule del caffè, sulle quali il centro ha realizzato un ‘caso studio’ dal quale emerge che ogni anno in Italia si consuma 1 miliardo di capsule da caffè ‘usa e getta’ (il 10 % di quante ne  vengono consumate nel mondo) e che a Capannori, ipotizzando che rientri nella media nazionale, ogni anno se ne  consumano 750 mila, corrispondenti a 9 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
Per realizzare un chilogrammo di capsule di caffè  usa e getta occorrono 4 kg di acqua, 2 kg di petrolio e 22 Kw di energia elettrica”.

http://www.ciaccimagazine.org/?p=4783

febbraio 15, 2011

Il Clandestino attacca il sindaco Retini

ll’indomani dell’approvazione della Riforma OCM zucchero che tagliava drasticamente la produzione saccarifera nel nostro paese, direttamente coinvolto nella riconversione degli stabilimenti saccariferi di Russi, Celano e Jesi come sottoscrittore in qualità di Segretario Nazionale FAI CISL.  il Sindaco Retini allo stesso tempo si ergeva a paladino anche delle altre riconversioni, partecipando in prima persona agli incontri propedeutici alla stipula degli accordi sull’intero territorio Italiano.

In data 7 ottobre 2006 nel corso di un incontro  tenutosi a Fermo  sulla riconversione di quello stabilimento,  fu redatto un interessante documento, una dichiarazione che il Nostro  Sindaco  rilasciava e che emerge dagli archivi della rete.

In quella sede il sindacalista  Sig. Retini pare avesse le idee molto chiare riguardo le procedure e soprattutto le intenzioni dei soggetti che sarebbero divenuti gli attori principali nel meccanismo delle riconversioni che guardavano solo ed esclusivamente nella direzione delle “bioenergie e i biocarburanti”, e quindi volte alla costruzione di impianti di combustione di biomasse.

“Il problema è che il prezzo che verrebbe pagato agli agricoltori dagli industriali sarebbe troppo basso: nessun agricoltore (o pochi) accetterebbe di mettere su una coltura che rende tra i 400 e i 700 euro/ton, soprattutto se tale materia prima invece agli industriali renderà tantissimo (l’energia elettrica già di per sé rende molto, a questa si aggiunge il valore dei certificati verdi, rilasciati a chi produce energie da biomasse)”,   tuonava in quei giorni Retini,  sostenendo  quindi concetti in netta contraddizione con quanto  attualmente afferma”.

Appare evidente come, nella sua attuale veste di Sindaco, il Sig. Sergio Retini dovrebbe  ora necessariamente tutelare anche la categoria degli agricoltori, che rappresentano una fetta importante nella realtà economica e nel tessuto sociale della città che amministra .  Le lacerazioni che hanno caratterizzato questi ultimi anni la nostra comunità e l’audace lotta del mondo agricolo contro la costruzione dell’impianto a strenua difesa delle produzioni di qualità, confermano l’intima consapevolezza che già a quel tempo apparteneva al primo cittadino di Russi, che così proseguiva nel suo discorso:

“Gli industriali sono quindi ovviamente molto interessati a questa produzione, e richiedono garanzie agli agricoltori (10-12 anni di materia prima assicurata), i quali ovviamente sentono puzza di bruciato e propongono di diventare loro stessi produttori di bioenergie, realizzando una moltitudine di microimpianti di produzione (da 1 MW). Per risolvere la questione i sindacati hanno proposto di limitare il rilascio di certificati verdi solo a chi utilizza materie prime di origine nazionale, ma gli industriali non sono d’accordo: se non si trova materia prima in loco, vogliono potersi rifornire all’estero (atteggiamento che chiarisce la poca volontà di ricostituire la filiera da parte degli industriali)”.

Oramai è chiaro che la tanto reclamizzata  filiera corta entro i 70 chilometri esiste solo nell’immaginazione dei “paperoni” di PowerCrop e di chi continua con estrema insensata pervicacia ad assecondarli.

http://www.piunotizie.it/news/pagina1016118.html

febbraio 15, 2011

Dario Fo a Palazzo San Giacomo

febbraio 15, 2011

Consigliere Regionale PD Mario Mazzotti su Centrale a biomasse/inceneritore di Russi

febbraio 15, 2011

Roncalceci, è ripartito l’iter per il gassificatore a biomasse

Un gassificatore a biomasse a Roncalceci? Starebbe ritornando in gran silenzio. Lo sostiene il gruppo ecologista Clan-Destino, che parla per bocca di Cinzia Pasi e Roberta Babini: “Alcuni mesi fa, nel cuore dell’estate, avevamo portato alla ribalta della cronaca la presentazione della richiesta di un gassificatore di biomasse. La forte ondata di preoccupazioni erano sfociati nel ritiro del progetto da parte del proponente”.

Ma non sarebbe finita, per il ClanDestino: “A quanto pare l’azienda stessa si era poi impegnata ad informare cittadini e circoscrizione nell’eventualità della ripresentazione del progetto. Ma, come previsto, ciò non si è verificato. Nel silenzio più totale in data 19.novembre 2010 il progetto è stato ripresentato senza che nulla sia trapelato né informazione alcuna è giunta ai cittadini. L’iter autorizzativo richiesto (procedura semplificata) è stato avviato. Tanto che nei giorni scorsi si è tenuta la prima conferenza dei servizi”.

Quindi l’attacco: “Quanto sta accadendo a conferma che il “modus operandi” in questo tipo di procedure è sempre il medesimo: prima le rassicurazioni ai cittadini per poi cercare di fare passare in silenzio progetti potenzialmente scomodi, in quanto potrebbero avere ricadute sanitarie ed ambientali sul territorio. Ed ora? Come da copione arriverà l’assessore di turno, invitato sul territorio con il compito di dover tranquillizzare i cittadini sottolineando la bellezza del progetto, rassicurando sui futuri controlli e verifiche dell’inquinamento a tutela della popolazione”.

“Per medici e studiosi l’inquinamento ambientale rappresenta la prima causa per le malattie cardiache, respiratorie ed oncologiche. Le metodologie messe in atto dalle amministrazioni locali ai vari livelli dal Comune, alla Provincia ed alla Regione a nostro avviso nulla hanno di democratico in quanto la salute dei cittadini e la salubrità dell’ambiente sono sempre sacrificate al business di pochi”.

http://www.romagnaoggi.it/ravenna/2011/1/14/182858/

febbraio 15, 2011

“Centrale Roncalceci, serve una posizione chiara”

Gianluca Palazzetti, coordinatore provinciale Fli, presente all’assemblea pubblica sulla centrale di Roncalceci, torna sul tema: “Senza entrare nel merito di tecnicismi e considerato che la materia energetica rientra certamente tra quelle strategiche per una località è, tuttavia, indispensabile farsi alcune domande”.

“L’impatto che la realizzazione di una struttura di tal genere potrà avere sulla zona interessata, prevalentemente dedita ad un’agricoltura specializzata, talune volte biologica (in termini di inquinanti come le diossine che andrebbero a ricadere sulla terra e sui prodotti). Che benefici avrebbe il territorio in termini occupazionali, di viabilità e di risparmio economico? (dai dati emersi in tale discussione, l’impianto funzionerà con la presenza di un solo addetto, sarà necessario il transito di camion e la legge non consente sgravi dalle bollette)”.

“Di conseguenza rimangono molti dubbi e perplessità, non foss’altro per la ragione che la nostra amministrazione comunale in più occasioni parla di investimenti nelle energie rinnovabili (fotovoltaico etc.) La coalizione di centro sinistra che governa il Comune, la Provincia e la Regione quale linea politica in termini di produzione di energia esprime: quella di Russi, favorevole alla realizzazione della centrale? quella di Bagnara di Romagna, contraria alla realizzazione del biodigestore (forse perchè all’opposizione in quel Comune)? Gli uomini di Governo del territorio non potranno certamente nascondersi a lungo dietro l’affermazione che ogni realtà è da considerarsi a sè, infatti ci sono dei settori come quello energetico nel quale, fatte salve le legittime istanze dei cittadini e delle amministrazioni interessate, una classe politica deve avere una posizione chiara e di lungo respiro”.

http://www.ravenna24ore.it/news/ravenna/0013283-centrale-roncalceci-serve-una-posizione-chiara

febbraio 14, 2011

POWERCROP, LA CHIAREZZA CHE NON C’E’.

LE INFONDATE CERTEZZE DI RETINI, IL DRIBBLING DELL’ASSESSORE BOSI, IL SILENZIO COMPLICE DI COLDIRETTI PROVINCIALE: POWERCROP, LA CHIAREZZA CHE NON C’E’.

Lo spettacolo di basso profilo al quale assistiamo continuamente nel corso dei Consigli Comunali evidenzia lo squallore di una maggioranza allo sbando che si ostina a perseguire una politica tracciata dai suoi vertici, che si dimostra essere ogni giorno una gretta commemorazione dell’insostenibilità, sempre più distante dai cittadini e avulsa dal territorio.

Il Sindaco Retini, in veste di sindacalista, già nell’anno 2006 nel discorso tenuto a Fermo in relazione alla riconversione di quello zuccherificio ex Eridania, dichiarava di essere consapevole della volontà degli industriali di voler ricorrere all’utilizzo di biomasse provenienti dall’estero, degli enormi introiti che ruotavano intorno alla costruzione di tali impianti e che queste riconversioni nulla di vantaggioso avrebbero portato agli agricoltori.

Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, nonostante fosse stata chiesta risposta scritta all’interrogazione di S.E.L. per fare chiarezza sulla provenienza della materia prima, l’imbarazzato Assessore Bosi rispondeva oralmente, anche in maniera piuttosto sconclusionata, dichiarando la disponibilità dei contratti per soli 700 ettari sugli oltre 9.000 necessari, lasciando parzialmente soddisfatti i presentatori del quesito.

L’accordo di riconversione del 2007 prevede quale elemento imprescindibile l’indispensabile presentazione della totalità dei contratti di approvvigionamento del combustibile prima dell’ottenimento di ogni autorizzazione, condizione richiesta anche nella domanda di integrazioni formulata al proponente dall’ufficio di VIA della Regione (punto 16, lettera a, Prot. 293978/2008) tutt’ora valida.

Per ovviare a tale carenza di materia prima pare che l’azienda abbia clamorosamente modificato le regole del gioco ricreando nuove condizioni finalizzate all’ottenimento delle autorizzazioni necessarie per avviare la centrale, dichiarando l’iniziale e prevalente utilizzo di sfalci forestali e posticipando ad impianto ultimato la raccolta delle sottoscrizioni dei contratti per l’approvvigionamento dei pioppi. Nell’ Addendum sottoscritto da PowerCrop e dall’Amministrazione Comunale datato dicembre 2009 si riscrivono e si integrano le condizioni, confermando in ogni caso la priorità, e non già l’esclusività, di rifornimento da filiera locale, finalizzate al raggiungimento entro 4 anni dalla data di entrata in esercizio della centrale (DEC) della quota pari all’80% di biomassa reperita nell’arco dei 70 km o proveniente da accordi quadro e/o intese di filiera.

Pare una vera e propria offesa all’intelligenza la misera penale tanto decantata da Bosi e inserita tra le clausole che, attraverso un articolato calcolo numerico, consente a PowerCrop non solo di liberarsi da obblighi dell’utilizzo di biomassa locale in maniera indolore ma addirittura a nostro parere risulta essere un’operazione economicamente conveniente per l’azienda, lasciando intravedere le difficoltà degli amministratori che hanno sottoscritto l’Addendum nel compiere i più elementari calcoli matematici.

In concomitanza con il raduno degli Stati Generali del PD di Bagnacavallo, “casualmente” PowerCrop, nel disperato proclama a difesa della sostenibilità del suo progetto, sulla stampa conferma che l’obbligo della provenienza del combustibile entro i 70 km della filiera corta, sia acclaratamente superato dalla tracciabilità, definita nell’accordo quadro stipulato con CAI e Coldiretti. Quest’ultima al contrario, per voce di alcuni suoi rappresentanti provinciali, in pubbliche assemblee sostiene che la centrale di Russi sia esclusa dall’impegno dell’accordo quadro. Va detto che PowerCrop ha inserito nel progetto dell’impianto di Russi un capitolo specifico riguardante tale accordo quadro: su tale argomento le contraddittorie affermazioni di Retini e le imbarazzate dichiarazioni di Bosi in seduta consigliare pare confermino un aspetto ancora fumoso ed ambiguo che avvolge l’intera vicenda quando mancano ormai pochi giorni alla conferenza dei servizi conclusiva che ne dovrebbe sancire o meno la fattibilità. Perché Coldiretti Ravennate non chiarisce pubblicamente l’esistenza di eventuali malintesi?

febbraio 14, 2011

La centrale di Roncalceci e i dubbi della cittadinanza

Non c’è stato molto dibattito all’incontro pubblico promosso dalla Circoscrizione di Roncalceci circa la costruzione dell’impianto a biomasse in via Stagnino, tra Roncalceci e San Pietro in Trento. Nessuno tra i numerosi cittadini presenti ha, infatti, speso belle parole nei confronti del progetto di una centrale a biomasse da 990 chilowatt, criticato invece da diversi punti di vista.

A presentarlo sono stati l’assessore comunale Gabrio Maraldi e quello provinciale Andrea Mengozzi, rappresentanti degli organi deputati a dare il via libera alla costruzione. Che però hanno spiegato che al momento attuale mancano ancora le integrazioni richieste ai costruttori. “La Provincia è come l’arbitro di una partita di calcio – ha spiegato Mengozzi -, fa rispettare il regolamento senza essere di parte. Se un comune cittadino presenta una domanda per la costruzione di un impianto di questo genere ed è tutto a norma di legge, non lo si può fermare. In ogni caso l’imprenditore farebbe ricorso al Tar e lo vincerebbe, giustamente. Manca la regolamentazione su queste centrali, manca un piano a livello nazionale”.

E’ proprio questo uno dei punti che più infastidisce i cittadini, ha incalzato uno dei presenti: “E’ più facile avere i permessi per costruire un inceneritore che per buttar giù un muro in casa propria”. Gli altri dubbi emersi nel corso della serata riguardavano soprattutto traffico ed inquinamento. Sarebbero oltre 12 mila le tonnellate annue trasportate all’impianto (due camion al giorno) di materie prime (sorgo, pioppo, mais, potature, materiale vegetale di scarto), senza considerare il traffico dovuto alla manutenzione ordinaria del sito. Viaggi che interesserebbero soprattutto la Ravegnana e via Nuova, e che secondo alcuni in una zona di campagna come quella “si sentirebbero molto”. Per la cronaca, il raggio entro il quale può essere reperito il materiale da bruciare è di 70 km.

Il secondo problema, quello dei fumi, è stato sollevato in particolare dagli agricoltori presenti in sala, preoccupati sia per la nocività delle emissioni che per la ricaduta sul territorio della presenza dell’impianto, che renderebbe vani, per qualcuno, gli sforzi fatti per avere prodotti agricoli di alta qualità. C’è chi ha portato l’esempio di produttori alimentari che selezionano i fornitori di materie prime proprio in base alla ridotta presenza di micro e nanopolveri nell’aria e nei terreni coltivati (dai “Campi Valfrutta” alle “Oasi Plasmon”), situazione non possibile con una centrale del genere nelle vicinanze.

Un impianto che non porta neanche occupazione, ha spiegato Cinzia Pasi dell’associazione Clan Destino: “Per far funzionare il tutto serve solo un dipendente, e per qualche ora al giorno. L’unico a guadagnarci è davvero il costruttore, che potrebbe usufruire di tutti gli incentivi statali possibili in questi casi, fatturando milioni di euro all’anno”.

C’è stato spazio anche per la politica, con gli interventi di Alvaro Ancisi (capogruppo in consiglio comunale LpRa), che ha ripetuto le preoccupazioni dei presenti, e Gianluca Palazzetti (coordinatore provinciale Fli), che ha invece criticato la linea della maggioranza di Comune e Provincia: “Il Pd è favorevole alle centrali quando è maggioranza, e contrario quando è opposizione. Come è avvenuto a Bagnara di Romagna col biodigestore. A Russi c’è un’altra situazione ancora. Come Amministrazione politica dovreste dire ai cittadini chiaramente qual’è la vostra linea per un settore strategico così importante”. Alla fine dell’incontro, gli assessori hanno ricordato ai cittadini di raccogliere tutti i pareri e le richieste d’integrazione emerse per consegnarli alla Circoscrizione.

L’impianto
La domanda di autorizzazione per la costruzione dell’impianto è stata consegnata da Cts il 19 novembre scorso. L’11 gennaio di quest’anno si è tenuta la Conferenza dei Servizi, nella quale è stato redatto il verbale consegnato a tutti gli enti con richiesta di pareri e integrazioni. Di qui l’incontro di ieri sera.

L’impianto è costituito da 3 gassificatori, 3 essicatoi, 9 generatori disesel da 110 kilo watt. Il funzionamento previsto è di 8 mila ore annue. Il processo riguarda la produzione, a partire da biomasse, di un gas attraverso la combustione in difetto di ossigeno (pirolisi). Il gas viene poi inviato ai motori diesel, accoppiati a generatori per la produzione di corrente da mettere in rete. Potenza prevista quindi 990 chilowatt, energia primaria 2950 chilowatt termici.

Gli scarichi dei motori diesel verrebbero trattati con marmitte catalitiche, poi convogliati nell’impianto di essicazione della biomassa (ottenendo un recupero termico del calore emesso) e infine inviati alla ciminiera.

Nel sito interessato sarebbero quindi costruiti: l’area silos (100 x 30 metri), un’area servizi, la cabina di consegna e il capannone con l’impianto vero e proprio (80 x 35 x 15 metri).

http://www.ravenna24ore.it/news/ravenna/0013252-centrale-roncalceci-e-dubbi-della-cittadinanza